Alatri - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 L'Acropoli di Alatri, detta anche Civita, è una vasta area sopraelevata posta nel cuore del centro storico di Alatri, sulla cima del colle su cui sorge la città, a 502 m s.l.m.. È di notevole interesse per le sue mura in opera poligonale.
  Le mura sono costituite da diversi strati di megaliti polimorfici, provenienti dalla stessa collina e fatti combaciare perfettamente ad incastro senza l'ausilio di calce o cementi (opera poligonale); con il loro perimetro descrivono un'area trapezoidale di 19.000 mq. Raggiungono la massima elevazione nel Pizzale, cioè l'angolo sud-orientale: rastremato verso l'alto, è costituito da quindici grandi blocchi sovrapposti; la pietra angolare di base presenta un bassorilievo che è stato interpretato come un globo solare, probabile omaggio al Sole che sorge da questo lato.
 La storicizzazione della costruzione delle mura è controversa: alcuni studiosi le collocano al VI secolo a.C., altri ben quattro secoli prima; attualmente si propende per una datazione al IV-III secolo a.C.[1].
 Una vista dall'alto del complesso ha portato a supporre che tale fortificazione sia una straordinaria opera di archeoastronomia, in quanto il suo perimetro ripercorrerebbe quello disegnato nel cielo dalla costellazione dei Gemelli al solstizio d'estate. È verosimile in realtà che il particolare perimetro della cinta muraria sia un adattamento alla naturale conformazione del colle. La supposta orientazione archeoastronomica delle mura è stata funzionale per dimostrare, in quanto assetto riscontrabile in molte città dell'antica Grecia e dell'Asia Minore, la tesi di un'origine mediorientale della città.
La cattedrale di San Paolo
 Sulla sommità dell'acropoli, sul podio di un antico ierone (altare ernico) e sui resti di un tempio dedicato a Saturno, sorgono, rispettivamente, la Cattedrale di San Paolo e l'attiguo Vescovado, risalenti al periodo altomedioevale: ne abbiamo notizie fin dal 930.
 A seguito di un importante intervento di ristrutturazione effettuato nel corso del XVIII secolo, entrambi gli edifici si presentano al visitatore moderno con linee e forme settecentesche. La facciata, in pietra e laterizio, è stata realizzata assieme al campanile da Jacopo Subleyras tra il 1790 e il 1808 e mostra di ispirarsi al modello delle maggiori basiliche romane, per la presenza di un unico ordine di paraste a binati. Nel 1884 furono aggiunti l'attico e il timpano.
 L'interno è a croce latina, a tre navate e con un lungo transetto sopraelevato in corrispondenza del presbiterio. Tra il materiale artistico di pregio custodito nel luogo sacro vanno annoverati i reperti di un pergamo cosmatesco risalente al 1222.
 Porta San Francesco: è collocata sul lato occidentale delle mura; l'aspetto attuale dell'esterno è ottocentesco per le bugne dell'arco; all'interno si è preservato un lungo vestibolo in opera poligonale che termina con gli stipiti di un'originaria seconda porta di chiusura. È stata rinvenuta la pavimentazione basolata di epoca romana che si trovava ad ottanta centimetri sotto il livello attuale. Sul lato interno della porta, al di sopra dell'arco, è visibile un affresco del Settecento, raffigurante san Francesco d'Assisi.
 Porta San Benedetto: collocata al centro del tratto occidentale delle mura, è rimasta straordinariamente intatta nella primitiva struttura architravata; alla porta è addossato il medievale torrione Brocchetti.
  Porta San Pietro: anticamente detta Bellona ed ubicata sul fronte settentrionale del recinto urbano è il principale innesto al sistema stradale urbano. L'ingresso, benché privo del caratteristico architrave monolitico, conserva sulle pietre terminali degli stipiti due arcaici bassorilievi di notevole interesse archeologico, purtroppo notevolmente danneggiati[2], uno dei quali è stato interpretato come raffigurazione della dea Bellona.
 Porta Portati: presenta un triplice coronamento archivoltato, eretto nel Medioevo in sostituzione dell'antico monolite ciclopico.
 Porta San Nicola: è situata all'estremità del percorso orientale: più volte ricostruita nei secoli, si presenta attualmente con un bugnato ottocentesco.
Collegiata di Santa Maria Maggiore
 La chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore risale al V secolo: fu edificata sulle rovine di un tempio pagano. L'attuale aspetto romanico-gotico si deve principalmente alle profonde modificazioni operate nel XIII secolo.
 Dell'esterno va segnalato il grande rosone realizzato agli inizi del XIV secolo. Nella chiesa sono conservate pregevoli opere quali il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XIII secolo), il Trittico del Redentore di Antonio da Alatri, la Vergine con il Bambino e san Salvatore (prima metà del XV secolo) e il fonte battesimale del XIII secolo.
Chiesa di San Francesco
 La chiesa venne costruita tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XIV da una comunità di frati francescani, la cui presenza in Alatri sembra risalire alla prima metà del Duecento.
 Situata tra la piazza Santa Maria Maggiore e porta San Francesco, si caratterizza per una struttura compatta, in stile gotico; la facciata presenta un unico portale archiacuto e un rosone a colonnine radiali che si è mantenuto inalterato dalla sua costruzione, e che nel centro riproduce il motivo del rosone di Santa Maria Maggiore. L'interno, in un'unica navata, venne ristrutturato in epoca barocca e conserva una nota Deposizione di scuola napoletana del Seicento. Vi sono anche degli affreschi quattrocenteschi, in parte rovinati.
 Nella chiesa è conservato un mantello attribuito a san Francesco d'Assisi e che sarebbe stato donato personalmente dal Santo, nel 1222, ai confratelli dello scomparso monastero di Sant'Arcangelo. Benché non esistano fonti storiche certe, nel 2001 studi svolti dall'Università di Chieti per il restauro del mantello hanno determinato la datazione del medesimo al XIII secolo[3]. Attualmente il mantello è esposto in una teca in atmosfera controllata.
 La chiesa aveva annesso un contiguo convento, risalente al 1359, che fu soppresso nel 1873 quando fu convertito in carcere. Attualmente, a seguito di restauro, gli ambienti sono adibiti a sala espositiva: il Chiostro, che ospita fra l'altro le esposizioni della Biennale d'Arte Contemporanea.
Chiesa di Santo Stefano e monastero dell'Annunziata
 Costruita tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo con dimensioni limitate, la chiesa di Santo Stefano aveva inizialmente forme romaniche. Venne ristrutturata ed ingrandita nel 1284 per volontà del cardinal Gottifredo di Raynaldo secondo i caratteri dell'architettura gotica. Un'epigrafe resta a ricordare l'ampliamento: è scolpita in caratteri gotici su due lastre collocate sugli stipiti del portale; il testo è in versi leonini, ossia esametri e pentametri in rima ed è dedicata al cardinal Gottifredo.
 Nel XVI secolo venne privata della navata di sinistra per la costruzione del Monastero dell'Annunziata, fortemente voluto dal vescovo Ignazio Danti e da lui stesso progettato nel 1586, ed ancora molto attivo (nel 1984 ha ricevuto la visita di papa Giovanni Paolo II). Successivi rimaneggiamenti nei due secoli seguenti hanno finito di snaturare il primitivo edificio medievale, lasciando intatto unicamente il portale trilobato, ricollocato tuttavia sul lato destro della chiesa così come il leone crocigero medievale posto sull'apice del timpano.
 L'interno è tardobarocco e custodisce numerose opere d'arte tra le quali una pala del Seicento con i santi Stefano, Benedetto e Scolastica sull'altare maggiore, e sulla parete sinistra una tela raffigurante la Vocazione di Matteo dipinta nel 1739 da Filippo Palazzetti. Sul campanile della chiesa è installata una campana detta di San Benedetto risalente al VI secolo e che, secondo la tradizione, sarebbe stata donata da san Benedetto da Norcia al protocenobio di San Sebastiano, retto dal diacono Servando, durante la sua visita del 528.
Chiesa di San Silvestro
 Venne costruita tra il X e l'XI secolo in un'unica navata, a cui nel 1331 venne aggiunta la navata sinistra e la sagrestia. Mantiene ancora oggi le linee romaniche: l'austera semplicità della struttura esterna, la sobrietà dell'interno ed il soffitto a capriate lignee offrono al visitatore suggestioni dal sapore antico.
 Notevole, per l'intensità di espressione e per la sua antica fattura, è l'affresco di San Silvestro con il drago del XII secolo, collocato sul lato destro dell'abside. Sul lato opposto immagini votive, rappresentazioni del Nuovo Testamento e successioni di santi, databili tra il XIII ed il XV secolo.
 Dall'interno della Chiesa si può accedere alla Cripta del IX secolo con volte a crociera e un affresco di Santo Benedicente, di fattura bizantineggiante.
Chiesa degli Scolopi
 u realizzata tra il 1734 ed il 1745 su progetto del padre calasanziano Benedetto Margariti da Manduria ed è dedicata allo Sposalizio della Vergine.>
 La facciata, in travertino, è concepita come un organismo architettonico a sé stante, e reinterpreta motivi borrominiani; si dispone su due registri orizzontali attraverso un doppio ordine di lesene tuscaniche che inquadrano, al di sotto di un ampio timpano mistilineo, l'unico portale di ingresso con la sovrastante finestra centrale. La grande compostezza del prospetto si conclude con la sequenza verticale delle finestre incorniciate da larghe membrature aggettanti nelle sezioni laterali; queste, secondo l'originario progetto, non portato a compimento, dovevano terminare con due campanili gemelli.
 L'interno, a croce greca, con terminazioni absidate, è dominato dalla tensione ascensionale delle lesene corinzie, raccordate fra loro da una trabeazione ininterrotta, su cui si impostano le grandi arcate a tutto sesto che sorreggono la cupola. Molto curata la monocroma decorazione a stucco delle superfici murarie, sulle quali risaltano per contrasto le grandi tele settecentesche, poste ad ornamento dei tre altari della chiesa: sull'altare maggiore troviamo lo Sposalizio della Vergine, dipinto nel 1731 da Carmine Spinetti, mentre sui due laterali trovano posto una Crocifissione del pittore veneto Benedetto Mora e un'opera non firmata raffigurante San Giuseppe Calasanzio, realizzata nella seconda metà del Settecento per celebrare il padre fondatore dell'Ordine degli Scolopi.
 Il Palazzo Conti-Gentili, edificio gentilizio che risale al XIII secolo, compone uno dei lati della piazza Santa Maria Maggiore, ed è saldato su di un fianco alla chiesa degli Scolopi, con la quale condivide gran parte della sua storia recente: per oltre due secoli è infatti stato sede del Collegio delle Scuole Pie, retto dal 1729 ed il 1971 dalla comunità religiosa dei Padri Scolopi. Non conosciamo i primi proprietari del palazzo, sono noti però quelli successivi, i Tuzi e i Conti.
Fontana Antonini
 Collocata nel rione Spidini, proprio davanti la chiesa di San Gabriele, venne costruita nel 1869. Come riportato dall'iscrizione centrale le spese furono a carico del conte Filippo Antonini, gonfaloniere della città che ne affidò il progetto all'architetto Giuseppe Olivieri. La fontana ha un prospetto strutturalmente semplice e richiama i portoni dei palazzi circostanti: tutto è raccolto entro il motivo classico dell'arcata a sesto pieno, a cui obbedisce ogni altro elemento della posata composizione. Esplicita appena la costruzione allegorica, direttamente ispirata all'araldica degli Antonini, di cui si avverte il ricordo nella chiara allusione a draghi che gettano acqua e alle numerose stelle a otto punte che interrompono la ghiera ed i piedritti dell'arco.
Chiesa della Maddalena
 Dedicata dal 1196 alla Maddalena penitente, sorge nelle vicinanze del centro di Alatri, ai piedi del monte Sant'Angelo in Formis, nel luogo anticamente adibito a lebbrosario. La chiesa, sobria ed essenziale, fu costruita alla fine dell'XI secolo. Sulla facciata, preceduta da un portico, spicca il portale lunettato, sormontato da una stretta monofora ampiamente strombata.
 L'interno, in un'unica navata, è costituito da tre grandi archi che sorreggono il tetto. Sulle pareti si conserva un'interessante serie di pitture ad affresco quattrocentesche, rappresentanti santi e sante, opera probabile del pittore locale Antonio da Alatri.
 Il tema iconografico dominante è costituito dalla figura di Maria Maddalena, replicato più volte all'interno della chiesa. Sulla parete destra della chiesa, è invece, raffigurato il trecentesco affresco di un santo vescovo, seguito dalla figura di san Pietro della prima metà del Cinquecento e la quattrocentesca raffigurazione della Trinità vicino all'ingresso. Il ciclo pittorico viene concluso dalla figura panneggiata della Madonna col Bambino, dipinta nell'ambito del presbiterio. Sulla parete d'ingresso della chiesa si trova un grande quadro dipinto da Raffaele Zappelli nel 1877 raffigurante san Cristoforo e il Bambino Gesù.